Grafia Veneta Unitaria

Manuale a cura della giunta regionale del Veneto

Accento


Si definisce accento (fonico) l'elevazione della voce nella pronuncia di una sillaba (accentata ovverosia tonica).
Ma accento (grafico) è anche il segno che si può porre sulla vocale della sillaba tonica per indicare la pronuncia corretta della parola o su alcuni monosillabi per distinguerli da altri scritti nello stesso modo (omografi). Anche per la grafia dei dialetti veneti l'uso degli accenti grafici è molto discusso: per alcuni devono essere impiegati con la maggior frequenza possibile, per altri con grande parsimonia.
Ci sono, tuttavia, alcuni casi nei quali la mancanza di un segnaccento può creare dubbi, ambiguità ed errori di pronuncia (Canepari ricorda le varianti, tutte legittime: nevega - cioè, nevéga -, névega e nèvega),per cui si consiglia di usare sempre l'accento grave (à, è, ì, ò, ù) o acuto (quando la vocale è una é od una ó chiuse).


L'accento grafico è segnato:
- su tutte le parole sdrucciole e bisdrucciole, anche quando, in alcune varietà, sono diventate piane per effetto della caduta della vocale finale (métar, come métare, cùser, come cùsere);
- su tutte le parole tronche, tranne su quelle che terminano in consonante (contadin, ciapar), a meno che la vocale della sillaba finale non sia è oppure ò (scarpèr, veciòt);
- sulle parole piane con il timbro tonico è oppure ò; sulla ì tonica preceduta da u (puìto, puìna);su ì ed ù toniche seguite dalla vocale finale (finìo, bevùo).


L'elenco dei monosillabi omografi è piuttosto lungo: di regola si accentano le voci verbali (à, dà, dè, dé, fà, gài, gò, ò, sè, sò, stà, ... ) nei confronti di monosillabi con altra funzione. Per gli altri si può seguire l'esempio dell'italiano.


Apostrofo


Come noto, l'apostrofo segna una elisione (soppressione della vocale finale atona) e, talvolta, un troncamento (caduta della parte finale di una parola).
Le regole adottabili sono quelle dell'italiano per l'articolo determinativo, anche nelle preposizioni articolate (da scriversi, però, sempre staccate).
Quello indeterminativo, invece, avrà l'apostrofo in ogni caso: n'altro, co me n'altra.
È anche consigliabile segnare la caduta non definitiva (lo stesso parlante può farla sentire o meno, a seconda del momento o della velocità di pronuncia) della l- iniziale. Ancora Canepari cita gli esempi:
i, e, èto, issar, imitar / i, e, etto, issare, imitare
confrontabili con:

'i, 'e, 'èto, 'issar, 'imitar / li, le, letto, lisciare, limitare